Eccoci alla finale, con un compito difficile: individuare i tre migliori oli tra quelli che hanno superato la selezione. Ogni assaggiatore ha di fronte a sé i campioni e deve dare un punteggio per l’olfatto, l’amaro e il piccante. Infine deve assegnare anche un punteggio complessivo che riassume il giudizio globale dell’olio, questo per armonizzare i singoli punteggi.
Infatti un buon olio è anche un olio in cui le caratteristiche di fruttato amaro e piccante si fondono senza creare squilibri che possono mettere in evidenza un solo aspetto gustativo: ad esempio un olio fortemente amaro, senza piccante e con pochi profumi risulta penalizzato rispetto ad un altro che presenta caratteristiche, magari meno intense, ma più armoniose.
Agli assaggiatori è stato chiesto di non seguire l’ordine numerico dei campioni e di procedere alla valutazione casualmente, questo per bilanciare l’eventuale senso di assuefazione che potrebbe intervenire dopo alcuni assaggi, anche se si procede alla pulizia della bocca bevendo acqua e mangiando fette di mela verde.
A questo punto il “lavoro” degli assaggiatori è un lavoro in solitudine, lui e l’olio soltanto, tocca all’olio