Quando si parla dei castelli di Monteverdi dobbiamo distinguere tra i possedimenti di Walfredo e della Badia di S. Pietro in Palazzuolo, che erano numerosi e sparsi lungo l’intera costa toscana, e quelli attinenti agli attuali confini comunali, quindi il castello di Monteverdi, quello di Canneto, di Caselli e il Castelluccio. Di quest’ultimo abbiamo poche notizie e spesso sono abbinate a quelle di Gualda.
La prima citazione la troviamo nell’atto di vendita del 10 giugno 1053 che i coniugi Ugo del fu conte Rodolfo e Julicta di Guglielmo fecero all’Abate Azzo per il monastero di S. Pietro in Palazzuolo. In esso il notaro Albone afferma:” partendo dal casalino dove fu la casa e curia si¬gnorile di Gualda, tutta la corte di Gualda, compreso il castello di Taulicio appartenente a detta corte guardando verso Monteverdi.. ” . Quindi a Gualda esisteva una casa signorile, una chiesa e un castello di Taulicio: non sappiamo se Taulicio fosse il nome di una persona o di un luogo.
Del Castelluccio non ci sono notizie fino al XVI secolo. Il 6 maggio 1586, nel castello di Querceto, si concluse l’intensa attività del procuratore dei Monaci con cui i Vallombrosani riuscirono, con questa imponente opera di ricognizione fondiaria, a ristabilire il controllo sui loro possedimenti, quale base necessaria per impostare una corretta amministrazione finanziaria basata su contratti di affitto triennali, delineando chiaramente i loro beni, con termini murati di comune accordo, sottraendoli così alle occupazioni abusive dei confinanti: i pascoli di Monteverdi furono affittati per un triennio al volterrano Giovanni Lisci, affidandogli il compito di riscuotere i terratici di Monteverdi e di Canneto.
Il Lisci si era da tempo installato a Monteverdi a Castel Lisci praticando una conduzione dei terreni che valsero una citazione e un giudizio favorevole nel Rapporto al Granduca sui problemi della attività agricola nella Maremma Volterrana del 1596: Ridursi finalmente il paese bello et accomodato di Case, Colombaie, Vi¬gne et Chiuse d’ogni sorte di frutti ripiene, come ne vediamo l’esempio in Querceto, in Villamagna, nella Volpaia, nelle Ville et parte di Monte Verdi a Castel Lisci. Oggi appare difficile immaginare il Castelluccio e Gualda come paese bello et accomodato di Case, Colombaie, Vigne et Chiuse d’ogni sorte di frutti ripiene.
L’identificazione di Castel Lisci con il Castelluccio è stata finora incerta, ma oggi grazie alla disponibilità della digitalizzazione del volume di Mario Giovannelli, Cronistoria dell’antichità, e nobiltà di Volterra, cominciando dal principio,stampato a Pisa nel 1613 possiamo affermare con certezza che si tratta dello stesso castello.
“Discosto dalla Leccia quattro miglia appare Canneto. Doppo due miglia Monte Verde. Doppo due miglia Castelluccio, alias detto Castel Lisci, questi tre nomati Castelli in temporale sono sotto Volterra, in spirituale sotto il Reverendiss. Vescovo di Massa sopra un miglio Ville Castello.”
La denominazione Castel Lisci scompare col XVII secolo e non appare neppure come Castelluccio nella “Pianta di Canneto e Monteverdi” dei marchesi volterrani Incontri, che ottennero questi territori in feudo nel 1665.
Bisogna attendere il Targioni Tozzetti che nelle sue “Relazioni d’alcuni viaggi fatti in diverse parti della Toscana” del 1768, dice:”Vi erano ancora varie Cure, e Borghetti di Case, chiamati Castelluccio, S. Quirico, e S. Martino, che alla giornata vi si vedono solamente vestigie di fondamenti di muri.”
Nell’Estimo dei possidenti di Monteverdi del 1793, pubblicato dal Circolo Culturale Badivecchia, il toponimo si arricchisce col nome di un vecchio proprietario: ” Un pezzo di terra soda e macchiosa di stajate 42 e mezzo in luogo detto Il Debbio del Michelotti o Castelluccio” di proprietà di Liborio Baldassarri. Nello stesso Estimo, tra le proprietà dell’Assessore Jacopo Maria Paoletti, c’è “Un Tenimento di terre lavorative sode e macchiose di stajate 7930 in circa Luogo detto Selvaccia, Castelluccio, Gualda, Termine alto, Quercia Fogliette, Taurice e Pratella“. Questo Taurice potrebbe essere proprio il Taulicio del 1053, che però apparteneva alla corte di Gualda “guardando verso Monteverdi“. Un altro castello, diverso dal Castelluccio, ormai scomparso?
Nel catasto leopoldino di Monteverdi del 1814 il Castelluccio appare solo nel Quadro di riunione del Piano catastale, come uno dei punti fiduciari per le misurazione topografiche, mentre non si trova nella pianta di dettaglio della sezione di Gualda.
Troviamo un accenno al Castelluccio nell’opuscolo di don Enrico Lombardi, pubblicato dalle Acciaierie di Piombino,:” anticamente altri castelli e pievi erano soggetti a Monteverdi e al suo Monastero e abazia, come il castello di Gualda e quello, poco distante, di Castelluccio, secondo la tradizione assai popolati, perché inviavano alla processione dell’Assunta, che si svolgeva in Monteverdi, cinquanta coppie di ragazze.”
Sul finire degli anni ’80 il Castelluccio, del quale in paese si diceva esistessero i resti di lunghe muraglie, fu individuato come sito per uno sviluppo urbanistico di case e villette per prevalente uso turistico. A quanto mi risulta purtroppo nessuno si preoccupò di documentare la situazione prima e durante gli scavi.
Oggi l’insediamento ha preso il nome di Faro del Castelluccio, oltre alle abitazioni ci sono un ristorante e una piscina aperta al pubblico. La splendida posizione difensiva del Castelluccio è oggi sottolineata, specialmente nella notte, dalle luci che emergono dal profondo buio della macchia circostante, visibile da Campetroso, Pratella e dalla Badia.