• La Cartula dotis Walfredi

    Posted on 18 febbraio 2014 by Alessandro Colletti in Storia.

    I beni della Abbazia di S. Pietro in Palazzuolo di Monteverdi

     e la Cartula dotis Walfredi : 

    proposta di identificazione di Rivo Orsario.

    Walfredo nel 754 dotò il monastero di S. Pietro in Palazzuolo di un ampio patrimonio distribuito nei territori della Val di Cornia, Volterra, Pisa (sua città di origine), Lucca e in Corsica. Il monastero, secondo la Vita Walfredi, venne fondato – negli anni immediatamente precedenti – oltre che da Walfredo, dal cognato Gundualdo di Lucca e dal vescovo Forte originario della Corsica, in un luogo sacro[1] caratterizzato da una copiosa fonte: ovvero l’attuale località Badiavecchia o Badivecchia.
    Con quest’ultimo nome, che si riallaccia alle più remote origini di Monteverdi, si è voluto chiamare il Circolo di Promozione turistica e culturale di Monteverdi e Canneto che, con la Società Storica Pisana, ha organizzato la giornata di studi odierna.
    L’elenco dei beni di Walfredo parte proprio da Palazzuolo e procede secondo un preciso andamento geografico, come già hanno evidenziato i lavori di Stephan Molitor[2], Gabriella Giuliani[3] e Ugolino della Gherardesca[4], i quali hanno dato collocazione, definitiva o talvolta incerta, a buona parte dei toponimi.
    Rivo Orsario ne era rimasto finora escluso, nonostante la Giuliani[5] scriva:” probabilmente, abbastanza vicino a Monteverdi, scorreva il fiume Ursajo”
    e Ugolino della Gherardesca precisi : “Il Cornia è un piccolo fiume della Maremma massetana, di cui il già citato “ Rivo Ursajo” è un affluente”
    Eproprio il Repetti[6] a fornire ulteriori elementi quando alla voce Monteverdi, elencando i confini della comunità, così scrive:

    “Di là voltando direzione da ostro a lev. e poi a scir. passano sopra le sorgenti del fosso Corsaja, il cui alveo fiancheggiano, e poi vi entrano sotto il mulino di Gualda per scender con esso nel torr. Lodano, e seguitarlo finché quest’ultimo rio si vuota nel torr. Mossera[7].”

    Seguendo la descrizione del Repetti sulla cartografia dell’I.G.M.I.[8] si possono ripercorrere i confini tra Monteverdi e Sassetta, che si sovrappongono quasi perfettamente a quelli attuali, trovandovi il fosso Cornazzana[9], ma non il Corsaja[10] rintracciabile però nelle più dettagliate carte 1:10.000 come Fosso del Corsoio.
    Il toponimo attualmente identifica la fattoria del Corsoio[11] di Pian delle Vigne, situata sulla provinciale che, da sud, va a Sassetta e le pendici (dette del Corsoio) della collina che porta alle rovine del podere I Colli.
    Il fosso del Corsoio raccoglie le acque che scendono dalle Serrate ed anche quelle del fosso oggi detto del Castelluccio, nome ingentilito di un antico Castellaccio[12]. Il luogo è situato nelle vicinanze dei ruderi della antica Pieve di S. Cipriano che faceva da confine tra le terre della comunità di Sassetta e quelle di Suvereto.
    Il Corsoio, che tramite il Lodano, e brevemente per il torrente Massera, risulta affluente del Cornia,  per buona parte del suo corso fa da confine a Macchia Lupaia: di entrambi i luoghi il Pieri evidenzia la comune derivazione etimologica latina da nomi di animali: Ursum  e Lupum.
    Il Rivo Ursajo è menzionato anche in un documento del 1108, in cui  il conte Ugo, figlio di Teudici dei Gherardeschi, cede beni appartenenti al vescovado di Lucca “ quae sunt posite a Cecina usque ad fluvium quod Rivo Ursajo, et a Monte Virgide usque ad mare”. La confinazione descritta traccia un perimetro geometrico che perderebbe validità situando il Rivo Orsario lontano da Monteverdi.
    Propongo quindi, sulla base di questi elementi, l’identificazione del “Rivo Orsaio” con il fosso Corsoio al confine tra Sassetta e Monteverdi.
    Corsoio
    Monteverdi Marittimo, 19 settembre 1999


    [1] Heike Mierau, Wita Walfredi, in  Vita Walfredi und Kloster Monteverdi, Tubingen,  1991, a cura di Karl Schmid.
    [2] Stephan Molitor Walfreds Cartula dotis aus dem Jahre 754 in  Vita Walfredi und Kloster Monteverdi,Tubingen,  1991, a cura di Karl Schmid.
    [3] Gabriella Giuliani, Il monastero di S. Pietro di Monteverdi dalle origini (sec.VIII) fino alla metà del sec. XIII. Tesi di laurea, Pisa, 1989/90, rel. M.L. Ceccarelli Lemut. Pag. 34 nota (22) al Capitolo I.
    [4] Ugolino della Gherardesca, I della Gherardesca. Dai longobardi alle soglie del Duemila, Pisa,1995, pag.200.
    [5] Gabriella Giuliani, op. cit., pag. 34 nota (22) al Capitolo I.
    [6] Emanuele Repetti, Dizionario storico della Toscana, Firenze 1833-1845, vol. III, pag. 553.
    [7] Il torrente è Massera, si tratta di un probabile refuso di stampa.
    [8] I.G.M.I. Foglio Castagneto Carducci 119 III NE. Scala 1:25.000.
    [9] Silvio Pieri, Toponomastica della toscana meridionale, Siena, 1969 pag. 103:”Cornazzana, fosso, Monteverdi, Pi e  Sassetta, Li (confine)” Facendolo derivare da Cornutianu. Il fossacum de la Cornazzana viene citato nell’atto di vendita di beni che il conte Ugo fece all’abate Azzo del Monastero di Monteverdi datato 10 giugno 1053.
    [10] Il Repetti forse erroneamente scrive Corsajo per Corsojo.
    [11] Pieri, op. cit., pag. 337 identifica questo toponimo e assegna a corsoio una probabile derivazione italiana da “corridoio” che nell’ipotesi di un confine trova qualche significato.
    [12] Marta Bartolini, Sassetta primo Feudo Mediceo, Livorno 1990, pag. 35.

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