Canneto ha storia antica, è citato in un documento del comune di Volterra del 1084, ma per anzianità lascia il passo a Monteverdi e alla Badia fondata da S. Walfredo nel 752 circa. Come per il capoluogo anche la nascita di Canneto viene fatta risalire all’attività dei monaci e alle necessità del monastero. Le due comunità ebbero con i monaci un rapporto contrastato, complice il doppio ruolo d’autorità religiosa e politica dell’abate i cui poteri riguardavano anche le sfere giuridiche ed economiche.
I cannetani nel corso dei secoli, forse consci delle proprie esigue forze, trovarono un modus vivendi con il convento lasciando ai soli monteverdini l’onere delle rivalse libertarie che dal 1500 a più riprese videro contrapposti i cittadini e i loro rappresentanti ai monaci ed ai loro legali. Gli abitanti di Monteverdi e Canneto percorsero strade diverse nei rapporti con il potere abbaziale e forse questo li allontanò più di quanto prevedesse il naturale orgoglio campanilistico.
Nel 1776 il Granduca di Toscana, nell’ambito di un poderoso processo di riordino dell’amministrazione, riunì con quest’editto le due comunità in un solo nuovo Comune:
“In aumento e dichiarazione del Regolamento generale per le Comunità del Distretto Fiorentino del dì 29 settembre 1774 Ordiniamo che rispetto alla nuova Comunità di Monteverdi si osservi quanto appresso.
I. Primieramente per Comunità di Monteverdi a tutti gli effetti voluti, e dipendenti dalle presenti ordinazioni Vogliamo, che in avvenire s’intendano tutti gli interessi, persone, o cose comprese nell’esenzione della Giurisdizione Feudale conceduta al Marchese di Monteverdi, e Canneto, ed al suo Tribunale a termini della vegliante Investitura, o sia il Territorio che a forma delle Leggi, ed Ordini veglianti fosse da descriversi agli Estimi, a Catasti d’Estimo dei due seguenti Comuni, e loro respettivi Popoli, o Parrocchie cioè
COMUNI POPOLI, o PARROCCHIE
I. Monteverdi Pieve di S. Andrea
II. Canneto Pieve di S. LorenzoII. E siccome fino al presente i due Comuni suddetti sono stati considerati e trattati nelle particolari loro amministrazioni comunitative come tante distinte aziende, o patrimoni diversi, e separati tra di loro, così di Nostro Motuproprio, e con piena cognizione di negozio dei predetti due comuni facciamo in vigore dei presenti Ordini un solo Corpo economico, ed una sola nuova Comunità, ed azienda [...]. Dato in Firenze il dì 1 Aprile 1776″; (Archivio di Stato di Firenze, Bandi e ordini da osservarsi nel Granducato di Toscana, VII codice, doc. CXXI, Firenze 1776).”
Anche lo sviluppo urbanistico delle mura dei due centri abitati seguì strade diverse. Per Monteverdi sappiamo di certo che con gli inizi del 1700 gli abitanti presero a costruire, sopra e dentro le mura castellane, locali d’abitazione e di ricovero, aprendo brecce e passaggi nella continuità della linea difensiva, cancellando le due porte d’accesso al paese, Pastricci e Indamonte.
A Canneto la debolezza numerica, economica e politica della popolazione, lasciò nelle mani del potere signorile dell’abate, del Paoletti e dei Carducci, lo sviluppo del castello. Sviluppo lento, fatto d’abitazioni e di ricoveri che inglobano, si appoggiano e sfruttano le mura della rocca senza snaturarle, talvolta allargando le feritoie e le guardiole ad uso finestre, ma sempre con modestia da antico castello, lasciando ingressi e qualche finestra all’interno delle piccole vie che percorrono il breve spazio racchiuso tra le due porte d’accesso. Come sempre gli aspetti storici meriterebbero una diffusa trattazione, qui gli accenni fatti valgono a delineare la particolarità di Canneto.
L’ingresso a Canneto è un passaggio indimenticabile per l’inusitata forma, per la ripida e ristretta entrata che quasi obbliga il visitatore ad un reverenziale inchino, introducendolo in un luogo in cui, più che l’architettura, l’armonia e l’umanità che pure il borgo subito trasmette, si viene sommersi da un’atmosfera soffusa, permeata dal fascino dei secoli e dalla presenza del mito, timido fantasma che si manifesta ai sensibili.
La bellezza ancora intatta dell’intero castello di Canneto e della sua chiesa rappresentano oggi un valore speciale per il nostro territorio, una cornice ideale per molteplici iniziative. Tocca a noi tutti valorizzarla adeguatamente, come primo passo per la promozione complessiva del territorio comunale e delle sue tante ricchezze, superando sterili campanilismi, e lancio da queste pagine un appello agli uomini di buona volontà affinché si intraprenda il percorso per portare Canneto ad essere riconosciuto come uno dei “Borghi più belli d’Italia”, titolo impegnativo, tutto da conquistare, che il castello di Canneto merita certamente.
Alessandro Colletti